L’incidenza di tumore orofaringeo sta aumentando negli USA e in molti Paesi dell’Europa occidentale, soprattutto tra i soggetti di sesso maschile. La causa principale sembra essere l’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV) e il genotipo oncogeno maggiormente associato risulta l’HPV-16. L’introduzione della vaccinazione anti-HPV nel programma vaccinale nazionale del Regno Unito ha permesso di ridurre, nelle ragazze vaccinate prima dei 20 anni, il rischio di infezione cervicale e anogenitale. Tuttavia resta da definire l’effetto della vaccinazione sull’incidenza di infezione orale.
Obiettivo di questo studio cross-sectional è quello di valutare l’effetto del vaccino anti-HPV sulla prevalenza del virus a livello orofaringeo, in particolare tonsillare, e di confrontare i livelli di infezione delle ragazze vaccinate con quelli di ragazzi coetanei non vaccinati.
Gli autori utilizzano i dati provenienti dallo studio Oromouth, una coorte di 940 pazienti, fino a 65 anni di età, sottoposti a tonsillectomia per indicazione non neoplastica, reclutati da 6 ospedali del Regno Unito tra il 2013 e il 2015. L’analisi si concentra su 243 ragazze e 69 ragazzi di età compresa tra 12 e 24 anni. I dati provenienti dalle autorità sanitarie regionali riportano un numero di ragazze vaccinate pari a 189 e nessun vaccinato tra i ragazzi. I campioni per la ricerca del DNA virale vengono raccolti tramite prelievo di saliva, brushing orofaringeo e prelievo di tessuto tonsillare e analizzati con PCR.
I risultati riportano una prevalenza di HPV-16 a livello orofaringeo significativamente più bassa nelle ragazze vaccinate rispetto a quelle non vaccinate (0.5% vs 5.6%, P = .04), simile tra ragazzi non vaccinati e ragazze vaccinate (0% vs 0.5%, P > .99), più bassa nei ragazzi non vaccinati rispetto alle ragazze non vaccinate (0% vs 5.6%, P = .08). Al contrario, la prevalenza di altri genotipi di HPV appare simile tra ragazze vaccinate e non (19% vs 20%, P = .76).
Lo studio presenta alcune limitazioni. Basandosi su un campione ridotto, riporta un basso numero di soggetti infetti, in particolare da genotipi oncogeni diversi da HPV-16, e questo impedisce di trarre conclusioni affidabili o di valutare adeguatamente una eventuale protezione crociata. Inoltre il reclutamento di un numero di ragazze superiore a quello dei ragazzi potrebbe rappresentare una causa di selection bias, così come la dimensione stessa del campione maschile che rischia di essere poco rappresentativo. Peraltro il fatto che solo i soggetti maggiori di 16 anni siano tenuti a completare l’indagine proposta su comportamenti a rischio, rende impossibile un aggiustamento dell’analisi in base a questi fattori di rischio, con conseguente potenziale confounding bias.
Lo studio dimostra l’efficacia della vaccinazione per le giovani ragazze nella prevenzione dell’infezione orofaringea da HPV-16. Potrebbe inoltre rappresentare una delle prime indicazioni di una potenziale immunità di gregge derivante da un programma vaccinale solo femminile a vantaggio dei coetanei di sesso maschile. Questi dati dunque potrebbero rivelarsi discriminanti per la scelta di estendere o meno la vaccinazione anti-HPV anche ai ragazzi.
Trattandosi di uno studio cross-sectional però, si rendono necessari ulteriori studi longitudinali per confermare questi risultati.
Riferimento bibliografico dell’articolo citato: Hisham Mehanna, Tyler S Bryant, Jaspreet Babrah, Karly Louie, Jennifer L Bryant, Rachel J Spruce, Nikolaos Batis, Oladejo Olaleye, June Jones, Linda Struijk, Anco Molijn, Alex Vorsters, Dominique Rosillon, Sylvia Taylor, Gypsyamber D’Souza, Human Papillomavirus (HPV) Vaccine Effectiveness and Potential Herd Immunity for Reducing Oncogenic Oropharyngeal HPV-16 Prevalence in the United Kingdom: A Cross-sectional Study, Clinical Infectious Diseases, Volume 69, Issue 8, 15 October 2019, Pages 1296–1302, https://doi-org.pros.lib.unimi.it/10.1093/cid/ciy1081
Link all’articolo:
https://academic-oup-com.pros.lib.unimi.it/cid/article/69/8/1296/5257796?searchresult=1