L’aerosol delle sigarette elettroniche contiene generalmente una dose minore di sostanze chimiche, risultando potenzialmente meno tossico del fumo di sigaretta tradizionale. Tuttavia, l’aerosol delle sigarette elettroniche non è innocuo; può esporre gli utenti a sostanze note per avere effetti negativi sulla salute, tra cui particelle ultrafini, quindi aventi un diametro inferiore a 0.1 μm, metalli pesanti, composti organici volatili e altri ingredienti nocivi. Da Luglio 2019 un’epidemia di e-cigarette, or vaping, product use associated lung injuries (EVALIs) ha colpito gli USA. Questo studio cross sectional americano riporta la storia clinica dei pazienti, con questa diagnosi accertata o in alcuni casi fortemente sospettata, segnalati ai dipartimenti di salute pubblica dell’Illinois e del Wisconsin all’inizio di questa epidemia.
Al 6 settembre 2019, un totale di 142 pazienti erano stati segnalati. Dei 142 casi riportati, 30 sono stati esclusi dopo la revisione della storia clinica, e altri 14 casi per mancanza di dati sufficienti a una valutazione definitiva. Un totale di 98 pazienti ha incontrato la definizione di un caso probabile (48 in totale) o un caso confermato (50 in totale).
L’età media del campione è di 21 anni e il 79% degli individui è di sesso maschile. Tutti nei 90 giorni precedenti hanno fumato la sigaretta elettronica con nicotina e/o tetraidrocannabinolo (THC) o cannabidiolo (CBD). Le cartelle cliniche sono state richieste per tutti i casi segnalati. La maggior parte dei pazienti ha presentato sintomi respiratori (97%), gastrointestinali (77%), e costituzionali (100%), di cui il più frequente è la febbre (84%). La radiografia del torace era anormale nell’83% dei pazienti. Davanti a questa presentazione clinica e radiologica sono stati effettuati ulteriori esami, per escludere infezioni polmonari o altre cause possibili, ma l’intero bilancio ha avuto esito negativo.
Purtroppo, i dati non sono ancora abbastanza per valutare l’influenza dei vari composti chimici coinvolti, però dalle analisi fatte fino ad ora la vitamina E acetato sembra la principale indagata.
Inoltre, sembra che a creare il danno polmonare non sia il semplice atto dello svapo o il semplice utilizzo di sigaretta elettronica, ma l’uso di sostanze a base di THC. Infatti, l’89% dei 98 pazienti ha riportato l’utilizzo di queste sostanze.
In questo studio ci sono però molte limitazioni, in primo piano il recall bias con anche l’aggiunta di una possibile esitazione dei pazienti nel dichiarare di fare uso di sigarette elettroniche. Inoltre, essendo il primo studio che valuta una serie casi clinici agli inizi dell’emergenza di questa sindrome, potrebbero essere stati considerati i casi più gravi e non quelli meno severi ma sottoposti alla stessa esposizione. In più gli esami svolti durante il processo diagnostico non sono sempre gli stessi e non tutti i pazienti hanno una lista esaustiva di diagnosi differenziali escluse.
Nonostante ci sia ancora molta ricerca da fare in questo campo, i clinici dovrebbero considerare questa patologia nel caso in cui i pazienti facciano uso di sigarette elettroniche, soprattutto quando non vengono identificate altre possibili eziologie.
Link dell’articolo: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1911614